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Caprarola, 2 Giugno 2009

Qui potete scaricare il video che ho preparato per voi.

Mi raccomando: per il prossimo anno impariamo almeno la canzone Evviva la Grande per rendere un migliore omaggio alla nostra Mamma Celeste

SOLENNITA’ DEL SACRATISSIMO CUORE DI GESU’


Dal cuore di Gesù uscirono sangue e acqua: dobbiamo dunque andare a lui; se abbiamo sete. <>, dice il Vangelo di Giovanni (7, 37-38). Questa parola si è corn­piuta simbolicamente dopo la morte di Gesù, quando dal suo costato trafitto uscirono sangue e acqua.
Che cosa significa quest'acqua che sgorga dal cuore di Cristo?
I Padri della Chiesa vi hanno visto molti significa­ti simbolici. Se ci basiamo sul Vangelo di Giovanni, che è la cosa più giusta da fare per capire il senso dei simboli usati nel Vangelo stesso, ci accorgiamo che l'acqua designa lo Spirito. San Giovanni lo dice letteralmente nel versetto del c. 7 che segue quelli ap­pena riportati: <> (7, 39). Il san­gue e l'acqua che escono dal cuore di Cristo significa­no che il sacrificio di Gesù ci dona lo Spirito di Dio, lo Spirito di verità, lo Spirito d'amore. Il sangue esprime il sacrificio di Gesù, che ha versato il suo sangue, che ha accettato di morire per noi; l'acqua, uscita con il sangue in modo inaspettato, fu anch'essa per Giovan­ni un <> di Dio. Non è un miracolo che insieme al sangue sia uscita anche l'acqua: i medici hanno delle spiegazioni per questo fenomeno; ma per Giovanni l'acqua esprime la fecondità spirituale del sangue di Cristo, esprime appunto lo Spirito che ci viene dato.
D'altra parte nella Bibbia lo spirito e il cuore sono intimamente legati: il cuore indica l'interiorità dell'uo­mo e nell'interno dell'uomo parte e viene <>, cioe il soffio, il respiro, che è considerato come entran­te nel cuore e proveniente dal cuore. Per questo san Paolo dice che lo Spirito Santo è stato diffuso nei no­stri cuori e che vi ha portato l'amore di Dio.
Dunque che lo Spirito venga dal cuore di Gesù e che questa origine sia simboleggiata dall'acqua che sgorga dal cuore di Cristo è un simbolismo perfetta- mente biblico, comprensibilissimo da chi ha familiarità con la Bibbia.
E nello stesso tempo i Padri della Chiesa vedono quest'acqua e in questo sangue i simboli dei sacramenti della Chiesa. In realtà il Battesimo e l'Eucaristia sono uniti allo stesso modo. Nel Battesimo il segno utilizzato è l'acqua, ma è chiaro che il Battesimo ha efficacia soltanto grazie al sangue di Gesù. Per questo l'Apoca­lisse dice che noi abbiamo lavato le nostre vesti nel sangue dell'Agnello. Dunque nel Battesimo c'è il san­gue e l'acqua: l'acqua è ciò che è visibile, il sangue da valore a quest'acqua. Nell'Eucaristia avviene il con­trario: è il sangue che ci viene dato da bere, ma questo sangue ci dona l'acqua dello Spirito, cioè la vita nella Spirito, che Cristo ci ha promesso e ci ha donato con il suo sacrificio.
Noi abbiamo sete, non è vero? Nella vita c'è sempre un grande desiderio di realizzazione piena, di felicità, di amore. Abbiamo sete, e sappiamo che il ristoro alla nostra sete viene unicamente dal sangue di Cristo: «Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me>>. Al­lora l'acqua che viene dal Cristo diventa in noi una sorgente che zampilla per la vita eterna, come Gesù disse alla Samaritana (cfr Gv 4, 14).
Diciamo a Gesù la nostra sete e chiediamogli con fiducia di saziarla con il suo Spirito che rinnova ogni cosa, che mette in noi la vita divina, che ci stabilisce nella sua pace.

Gesù, quando ti vedo dalla Madre sorretto le braccia sue lasciar

ed i tuoi passi di pargoletto su la terra segnar

A Te vorrei d'avanti una rosa sfogliare fresca e da bei color

onde il tuo picciol piede potesse riposare su i petali d'un fior.

Presenza di Cristo nell'Eucaristia


Non bisogna dare per scontata la fede nella reale presenza di Cristo nell'Eucaristia. Lo ha detto il Papa ieri sera nellomelia della Messa nella solennità del Corpo e Sangue del Signore, sul sagrato della basilica di san Giovanni in Laterano.

(INSERTO PAPA) Oggi cè il rischio di una secolarizzazione strisciante anche allinterno della Chiesa, che può tradursi in un culto eucaristico formale e vuoto, in celebrazioni prive di quella partecipazione del cuore che si esprime in venerazione e rispetto per la liturgia. E sempre forte la tentazione di ridurre la preghiera a momenti superficiali e frettolosi, lasciandoci sopraffare dalle attività e dalle preoccupazioni terrene.